martedì 11 novembre 2008




Venerdì 7


Approfittiamo della giornata a disposizione per vedere anche qualche monumento, come la Moschea Jami Masjid, il Red Fort e la Humayun’s Tomb; ma soprattutto continuiamo in quello che è il principale impegno di questi primi giorni, acquistare una SIM indiana in modo da poter telefonare e ricevere telefonate a costi bassi, è un’impresa quasi impossibile ma comunque ci da l’opportunità di girovagare per Delhi, tra Connaught Place e l’Old Market, in compagnia di Mustafa, il guidatore bengalese di Ciclorisciò, oppure di un Sikh che ci scorazza sul suo tuc-tuc.

In effetti siamo stupiti di trovare in Delhi una serie di negozi eleganti e molto ben tenuti, ne approfittiamo per fare uno spuntino da Wenger che sembra più una pasticceria svizzera che un ristoro di Delhi.

Ma è ormai giunta l’ora di andare a Pushkar, alla Camel Fair. La stazione è esattamente come la immaginavamo, gente dappertutto, qualcuno in attesa di un treno altri sdraiati qua e la spesso con lo sguardo assente, come rapiti in un raccoglimento di preghiera.

Il treno è strapieno, ma per fortuna abbiamo preso la Sleepers Class e possiamo sdraiarci e riposare lungo il viaggio. Tra i nostri compagni ci sono una ragazza tedesca qui per studiare il nomadismo Rajasthano e una signora inglese di 64 anni particolarmente vivace e dal piglio deciso.
Sarà lei la mattina ad Ajmer a risolvere rapidamente il problema del taxi per raggiungere Pushkar, pochi scambi con uno smaliziato driver indiano, e subito risolve il problema alla cifra che aveva deciso, “we have a taxi”, ci dice, e partiamo per la nostra destinazione.

1 commento:

maurizio ha detto...

ma come??? vi vantate tanto di quanto sapete trattare e poi vi dovete far aiutare da una colonialista anglosassone? delusione!