martedì 11 novembre 2008




Sabato 8

E alla fine ci siamo: Pushkar.


Ci buttiamo alle spalle la brutta sorpresa di un albergo fatiscente, estremamente caro e pieno di Squirrels, al punto che inizialmente avevamo pensato di avere i topi in camera.
La città è tutto un bazar, negozi dappertutto, di ogni tipo pronti a venderti anche l’anima. Il percorso per arrivare al campo dove si trovano i cammelli e i nomadi rajasthani, accampati nelle loro tende, richiede un tempo incredibile, infatti ci fermiamo continuamente per tentare di fare acquisti, ne approfittiamo per comprare camicette e pantaloni indiani e ci cambiamo per essere più in sintonia con l’ambiente che ci circonda.

Ora siamo veramente in India.

A piccoli sciami si muovono gruppi di donne avvolte nei loro splendidi Sari come macchie di colore che scivolano in mezzo alla folla; per fortuna non sono schive e si lasciano tranquillamente fotografare, consapevoli della bellezza che emanano (devo dire in verità che le donne non sono affatto belle come ci aspettavamo).

Sarà l’aria dell’India ma stranamente non abbiamo mai fame e ci nutriamo con qualche spremuta di frutta fresca nelle varie bancarelle della cittadina; tranne la sera che approfittiamo di un ristorante con vista sul lago che però ci procurerà un guaio; qui infatti Roberto si prende un noioso raffreddore che lo accompagnerà per qualche giorno.

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