martedì 30 dicembre 2008

Fine del viaggio

















Martedì 25 novembre

Oggi si conclude quest'esperienza. Un viaggio certamente interessante, in un paese molto diverso dalle solite mete turistiche. Lasciamo Delhi alla volta dell’Italia con la ferma convinzione che ci torneremo, facendo tesoro di quanto visto in modo da evitare gli inconvenienti che qualche volta hanno reso il nostro viaggio un po’ faticoso.

Qui di seguito alcune sintetiche considerazioni ad uso di chi dovesse andarci.

1. Il clima è stato ottimo, mai troppo caldo. Attenzione alle escursioni termiche che a volte possono far scendere la temperatura rapidamente e causare, come è successo a noi, fastidiosi raffreddori e febbri.

2. Ottimi gli spostamenti, soprattutto in treno. Ma, date le distanze, è utile a volte ricorrere all’aereo, tenendo conto che si possono trovare soluzioni economiche.
Certo si può ricorrere anche agli autobus, ma occorre tener conto che sono piuttosto disagevoli.

3. La cucina è interessante ma non è facile trovare buoni ristoranti. Comunque è bene, soprattutto nelle grandi città, prevedere di spendere qualcosa in più, curando però anche l’aspetto formale (igienico) che spesso è disatteso.

4. “Mischiatevi” alla gente, è il modo migliore per visitare questo paese. Girare per i mercati, fermarsi a bere un buon lassi o qualche succo di frutto, usare i “tuc tuc” e i ciclorisciò, divertitevi a contrattare senza problemi (tanto uscirete sempre con la convinzione che potevate spuntare un prezzo migliore).

5. Per gli alberghi è difficile dare consigli. Nelle grandi città o si spende tantissimo o il livello è assolutamente basso. Nei centri più piccoli il discorso è totalmente diverso, si può trovare una buona sistemazione a prezzi veramente incredibili. (per il bagno fatevene una ragione).

6. L’idea di abbinare qualche giorno di mare nelle spiaggie del Kerala o a Goa è interessante, la prenderemo in considerazione in futuro.

7. A tutti consiglio la splendida esperienza della Camel Fair a Pushkar, qui abbiamo trovato la coincidenza della festa religiosa che trasforma completamente questa cittadina, facendola diventare una piccola Varanasi. I Ghat che scendevano al lago erano strapieni di persone, soprattutto donne dai sari multicolori, fare le abluzioni con loro era come compenetrarsi con la loro cultura.

8. Visitare i siti turistici è importante perché aiuta a spezzare lo stress che può generare il caotico traffico indiano. Sono piccole oasi di tranquillità. Su tutte consigliamo il Forte Meranghar di Jodhpur. Bellissima l’esperienza della cittadina di Fatehpur Sikri.

9. Gli indiani sono molto cortesi e mai aggressivi. Girate con tranquillità, dovunque.

sabato 22 novembre 2008





Giovedì 20

Dopo aver visto le abluzione oggi ci siamo fermati a lungo presso il ghat Harishchandra, questo insieme al Manikarnika, è l’unico dove vengono praticate le cremazioni.

I corpi arrivano trasportati su una barella, sono avvolti in una specie di lenzuolo e ricoperti di carta argentata e ghirlande rosse e arancioni, vengono portate ai bordi del fiume e qui immerse, poi sono adagiate in attesa che la pira sia pronta.
A questo punto vengono tolte le ghirlande e la carta argentata e si mettono sulla pira, che poi viene ricoperta di un altro strato di legna; infine il parente (in genere lo si distingue perché è rasato totalmente tranne un piccolo ciuffo dietro la nuca ed è avvolto da una specie di sudario bianco), accende la pira.
Naturalmente sia prima che durante e dopo vi sono tutta una serie di riti di difficile comprensione, tipo girare cinque volte intorno alla pira prima di darvi fuoco.

Naturalmente non abbiamo scattato foto per rispetto.

Sorvolo sulle scene a cui abbiamo assistito perche’ molto crude.







Mercoledì 19

VARANASI

E’ sera quando arriviamo a Varanasi, per arrivare ai ghat, dove abbiamo l’albergo, dobbiamo attraversare la città nuova, la parte centrale ed introdurci nella città vecchia; lo spettacolo è il solito, un India tutta “rotta”, fatiscente, sporca e con un traffico indescrivibile.

Alla fine però arriviamo ai Ghat e incominciamo la nostra visita a quello che è il posto più sacro di tutta l’India, la sponda del fiume Gange dove si affacciano numerosi i ghat, ovvero delle scalinate che consentono alla gente di scendere al fiume, molti dei quali sovrastati da palazzi monumentali, anche se spesso abbandonati e fatiscenti.

L’impressione è affascinante, anche se non c’è la folla delle cartoline, in pratica quella che abbiamo visto a Pushkar. Per certi versi assomiglia Venezia, con questi edifici che si specchiamo nell’acqua fino a finirvi dentro.

La sponda con i ghat è lunga svariati chilometri, e, soprattutto di sera, da’ l’impressione di qualcosa di monumentale e decadente.

Di fatto le costruzioni così imponenti sono dovute al fatto che, quando ci sono i monsoni, il fiume sale di parecchi metri ricoprendo interamente le scalinate.




Il cane indiano

Nei vari luoghi che abbiamo visitato abbiamo incontrato un solo tipo di cane, che chiamiamo il “cane indiano”, non esistono infatti barboncini, Labrador, pastori tedeschi o chissà quale altra razza. Questi sono randagi, ben tollerati dalla popolazione, che, a causa dell’elevato concentrazione di mezzi nelle strade, circolano di notte e dormono di giorno.
Abbiamo visto molti cuccioli in giro, segno che la tolleranza è alta anche verso questi animali.








I Bambini

Poiché tutti reclamavano continuamente la nostra attenzione ci siamo sbizzarriti a fotografarli.
In particolare un’ottima impressione la facevano gli studenti, tutti con la divisa, diversa a seconda del tipo di scuola, ma molto puliti ed ordinati, chissà che non siano davvero quelli che cambieranno l’India (personalmente su questo argomento ho molte perplessità).

(il ragazzo al lavoro fa parte di una comunità mussulmana molto efficiente, certo lavora duramente e per poche rupie, ma insomma queste sono cose note).

giovedì 20 novembre 2008



Martedì 18


E’ mattina presto, troviamo il nostro scompartimento chiuso, con un po’ di fantasia superiamo l’inconveniente e ci adattiamo nel vagone completamente vuoto; destinazione Delhi e da li in aereo Varanasi.

Mercoledi 19

Siamo a VARANASI.












Lunedì 17

Certamente immergersi nello stile di vita indiano può essere interessante ma è anche molto faticoso; per questo decidiamo di prenderci una giornata di rilassamento e organizziamo una gita a Fatehpur Sikri, città che fu capitale dell’impero moghul per un brevissimo periodo prima di essere abbandonata per penuria d’acqua.

Il sito è davvero bello e ci permette di passare alcune ore in un ambiente tranquillo lontano dal caos indiano; ma poi scendiamo giù in quella che è l’attuale cittadina e siamo travolti da un mare di persone in quantità “indiana”, qui scopriamo un cuoco di “Samosa” (frittelle triangolari ripiene di un misto vegetale e accompagnate da salsa piccante) che, un po’ come gli ultimi standard igienici occidentali, mette in mostra la .\sua cucina, in pratica una grande padella ripiena di olio purissimo dove vengono cotte queste prelibatezze.

La cosa bella è che ci muoviamo liberamente in una folla di indiani come fosse la cosa più naturale, tutti sono molto educati e non ci importunano minimamente permettendoci di girare a nostro piacimento.

Roberto rifiuta il mio suggerimento di provare un altro mezzo di trasporto, ovvero sopra un bus, e rientriamo con il nostro taxi ad Agra.

Risolto un piccolo inconveniente ricorrendo ad una sartoria locale, ci concediamo una cena al ristorante tedesco / israeliano (?) per prepararci alla nostra ultima meta: Varanasi.